Luporini-Gaber. Mostra documentaria

Immagini, testi teatrali e canzoni nell’opera di Luporini


Una mostra insolita e particolare

a cura di Micaela Bonavia

37 manifesti dedicati all’intera opera teatrale di Gaber-Luporini.

Nelle immagini dei quadri del pittore-scrittore Sandro Luporini, la curatrice della mostra, Micaela Bonavia, ha inserito brani tratti dalle canzoni e dai testi teatrali che Luporini ha scritto assieme a Giorgio Gaber nel corso della loro lunga collaborazione, dai primi anni sessanta al 2003.

Manifesto "Canzone della non appartenenza"

Si tratta di una scelta particolarmente ispirata che Micaela Bonavia, profonda conoscitrice dell’opera dei due artisti, ha tratto dall’osservazione delle opere pittoriche di Luporini. La pittura di questo artista ha sempre seguito una strada autonoma, separata dalla scrittura delle canzoni e dei testi teatrali. È però innegabile che l’abbandono romantico, intimo e riflessivo che vi è in certe canzoni, e in certi “paesaggi del pensiero” che caratterizzano l’opera teatrale di Giorgio Gaber, trovano nell’opera del pittore uno stesso senso di abbandono, di intimità e riflessione che si riscontra in diversi suoi quadri.

«…si possono trovare anche delle affinità emotive tra le due operazioni. Cito alcune canzoni che possono ricordare il linguaggio dei quadri, quelle che, secondo me, hanno più analogia con la pittura: “L’impotenza”, “L’illogica allegria”, “Il dilemma”, “Io e le cose”, “L’attesa”, “L’abitudine”, “Quando sarò capace d’amare” e forse anche altre… In questi casi non solo il testo, ma anche l’atmosfera musicale ha la stessa sospensione di silenzio e di attesa che c’è nei quadri.»
Sandro Luporini

Gaber e Luporini denunciano con forza, e a volte con violenza verbale, l’appiattimento, il conformismo e le contraddizioni della nostra società. In altri casi, indagano con grande capacità introspettiva nel contraddittorio mondo dei sentimenti e del loro manifestarsi. Sandro Luporini ha dichiarato che l’indignazione e la rabbia verso le ingiustizie, le prevaricazioni o le contraddizioni della politica, non le esprime col pennello. La denuncia di tutto questo trova sfogo nella scrittura attraverso lo strumento più adatto e più incisivo del linguaggio teatrale. Nella pittura trova la pace, la serenità e la quiete. Attraverso un sapiente uso di tenui tonalità di grigi riesce a rendere atmosfere di abbandono capaci di sospendere il tempo e di emozionare.
L’osservatore attento troverà nelle scelte operate da Micaela Bonavia in questa mostra, una particolare chiave di lettura: in essa si fondono immagini, parole e note che rendono vicini i due linguaggi e ne fanno un’unica – inedita – immagine poetica.
Adriano Primo Baldi

 

(in mostra a Milano, 2008, Forlì, 2009, Bologna, 2010)